Negli
ultimi anni tutti i media si stanno concentrando sempre di più sui
cosiddetti sport estremi: le pratiche sportive che portano l’uomo in
diretta concorrenza con i propri limiti. Questi
sono diventati un vero e proprio fenomeno di costume, attività che
catalizzano la curiosità della maggior parte degli spettatori.
In
particolare gli sport acquatici, una curiosità coltivata e accresciuta
anche da documentari e film, importanti rassegne cinematografiche basate
su film di avventura negli oceani anche a livello mondiale stanno
crescendo sempre più di importanza, basando la loro programmazione su film dedicati a kayak, surf, vela,
fauna e natura marina, il tutto associato a immagini spettacolari di
eccezionali avventure in ambienti grandiosi e incontaminati.
Tanto
interesse popolare ha portato queste fenomenologie sportive ad essere
oggetto di studi mirati anche in ambito sociale e comportamentale.
Ad
oggi si sono approfonditi gli aspetti motivazionali che spingono a
seguire documentari e spettacoli e naturalmente ad esercitare tali sport
seguendo la fascinazione che li accompagna, sono stati fatti studi sui
processi psicofisiologici di valutazione dei rischi e sono ormai note le
esigenze e le abitudini di preparazione mentale. Tutte queste
conoscenze concorrono a limitare i rischi legati alla passione per
questi sport estremi favorendo una maggiore sicurezza e prevenzione di
situazioni infauste.
Le
ragioni dell’attrazione verso sfide adrenaliniche in luoghi come mari e
oceani sono legate al desiderio di mettersi psicologicamente alla prova
e stimolare i propri limiti portandoli sempre un po' più avanti, siano
esse la sfida del vento sopra le onde in una gara di surf o
l’esplorazione delle profondità marine in cerca di nuovi orizzonti in
un’immersione subacquea.
Queste
imprese permettono di vivere sensazioni ignote sia fisicamente che
psicologicamente e, la sfida vittoriosa su elementi naturali aumenta
l’autostima.
Una
certa attenzione va mantenuta in alcuni casi dove possono emergere
sfumature diverse da quelle sopra espresse, più legate a tendenze
distruttive e a un deficit nella valutazione dei rischi: una falsa
sensazione di onnipotenza nella sfida alle proprie capacità può essere
disastrosa. In questi casi ci si può trovare di fronte a una
sopravvalutazione di se e delle proprie capacità oppure a una
svalutazione dei rischi in modo più o meno consapevole rischiando quindi
seriamente la vita.
Da
notare comunque che la maggior parte degli appassionati di sport
estremi non sono mossi da tendenze distruttive ma come detto dal
desiderio di provare sensazioni nuove.
Uno
dei primi aspetti che esercita grande fascino è il brivido, e il
piacere dato dall’adrenalina che entra in circolo, studi dimostrano che
la visione di documenti e programmi così come la pratica degli sport
estremi comporta l’aumento della secrezione di adrenalina, visto che
viene stimolato la nostra capacità di “combatti o fuggi” che attiva i
meccanismi di sopravvivenza in risposta ad uno stress, per far fronte
all’evento attraverso i cambiamenti neurofisiologici ormai molto noti.
Come
detto, comunque, questo tipo di sensazioni sono attivabili sia con la
pratica ma anche semplicemente con la visione di situazioni
adrenaliniche, si tratta infatti di uno stato fisiologico che può essere
indotto, ecco dunque il motivo del coinvolgimento che ci offrono
documentari e riprese cinematografiche di queste attività.