La scuola di psicoterapia cognitiva, come
l’omonima terapia, si fonda sui principi e i processi della psicologia
cognitiva, strettamente correlati a diversi tipi di disturbi psicologici e
psichiatrici (si pensi alla gestione dei
disturbi d’ansia, dell’umore, disturbi della personalità, psicosi ed altre
forme sindromiche). Molteplici studi hanno dimostrato che le nostre reazioni, i
nostri comportamenti sono spesso frutto del modo in cui viviamo, in cui interpretiamo varie situazioni e del significato che ad esse diamo. Ma il vero
quesito è: perché interpretiamo gli
eventi (banali o non banali che siano)?
Gli “errori”
cognitivi appresi nella Scuola di Psicoterapia Cognitiva
Dati i
suoi elevati tassi di efficacia, in
termini di riduzione sintomatologica, la terapia studiata nella scuola di Psicoterapia Cognitiva è
stata spesso adoperata come parametro di riferimento per altri tipi di
psicoterapie. Più precisamente, il suo trattamento prevede una combinazione di interventi verbali e di
tecniche atte a modificare il comportamento, per così aiutare il soggetto
in questione ad identificare le proprie cognizioni disfunzionali. Ecco quindi
che, in qualsiasi Scuola di Psicoterapia
Cognitiva che si rispetti, è doveroso imparare ad individuare i cosiddetti
“errori” cognitivi:
- Interferenze arbitrarie (ovvero il
giungere a conclusioni affrettate, senza evidenze per provarne la veridicità);
- Astrazione selettiva (ovvero il
focalizzarsi esclusivamente su un dettaglio di una data situazione, senza tener
conto del resto);
- Sovrageneralizzazione (avanzare
una conclusione generale, partendo da una singola situazione);
- Minimizzazione/ sovrastima (ovvero
il sottovalutare le proprie competenze, doti);
- Omogeneizzazioni (portare tutte le
opinioni altrui sullo stesso piano);
- Sottovalutazione degli aspetti
positivi (ovvero il non sapere dare il giusto peso o valore ad una
determinata comportamento o situazione);
Se gli
“eventi” tormentano, la scuola di Psicoterapia Cognitiva risponde
Una
volta premessi i tratti distintivi e l’efficacia dell’omonima terapia studiata
nella Scuola di Psicoterapia Cognitiva e
spiegati i cosiddetti “errori cognitivi”,
possiamo ora rispondere al quesito iniziale: perché interpretiamo gli eventi? Ognuno di noi tenta di dare un
senso a tutto ciò che accade, che ci circonda, organizzando le esperienze in modo
da non essere sopraffatti dalla grande quantità
di stimoli a cui siamo sottoposti quotidianamente. Tuttavia, con lo
scorrere del tempo, le varie “interpretazioni” date portano a “fissare”
determinati convincimenti e, pertanto, atteggiamenti
che non sempre risultano essere coerenti con la realtà, o comunque funzionali
al nostro benessere. Nello specifico, la scuola di Psicoterapia Cognitiva
insegna che vi sono tre livelli di cognizione, ovvero:
- Convinzioni profonde (o schemi
cognitivi): intendiamo una costante tendenza ad attribuire un certo
significato agli eventi. Ad esempio, il soggetto che si reputa una persona “non
amabile” è portato a pensare che nessuno mai potrà amarlo e che tutto ciò che
gli capita è prova lampante di questa stessa convinzione.
- Convinzioni intermedie: riguardano
interpretazioni su noi stessi, sugli altri o sul mondo in generale che
consentono di prendere decisioni in tempi brevi ed orientarci nelle relazioni con gli altri. Esse si
traducono in opinioni e regole.
- Pensieri automatici: si riflettono
nelle parole, piccole frasi o immagini strettamente connesse al pensiero che
una persona ha su di sé e che interferiscono sul suo stesso stato emotivo (ad
es. “Sarò sempre un f
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