Epiche
atmosfere che richiamano il Bolero, annunciano un brano tramite il
quale il giovanissimo cantautore genovese lancia un messaggio di
speranza e di positività.
“The
March of hope” è un pezzo dall’anima contrastante: nelle due
strofe iniziali infatti la situazione appare tetra immersa
nell’oscurità e nel buio, tutto però si risolve nel ritornello
che recita "se
ci proverai scoprirai che tutto ciò che ti serve è avere un po' di
speranza"
traghettandoci verso una condizione emotiva più tranquilla e
rasserenante.
Musicalmente
il brano è ardito sia da un punto di vista armonico che di
arrangiamento, ardore che raggiunge il suo massimo picco nei
ritornelli aperti e carichi di vitalità.
L'idea
di incidere un album
(intitolato “Simply”) è
sorta dopo 2 o 3 anni di scrittura dai quali sono stati tratti i
brani più forti. Le influenze principali derivano da un ventennio
storico-musicale che parte dalla seconda metà
degli anni '50 fino alla prima metà dei '70,
in particolare da cantanti e band come Elvis Presley, Jerry Lee
Lewis, Tom Jones, i Rolling Stones, I Turtles, i Memphis Hornes,
i Doors, i Led Zeppelin, i Queen (soprattutto del primo
periodo). Vari stili (rock'n'roll,
ballate, funk, rock psichedelico, influenze classiche)
si fondono per dar luce ad un risultato del tutto contaminato e
convincente.
ETICHETTA:
SONIC FACTORY
Radio
date: 13 aprile 2018
Pubblicazione
album: 11 maggio 2018
BIO
Riccardo
Sechi nasce a Genova
l'8 maggio
1999
in una famiglia di musicisti: madre e padre violinisti e nonno
trombettista, tutti e tre professionisti ed esercitanti la
professione al teatro Carlo Felice di Genova. Fin da piccolo vive in
mezzo alla musica e si avvicina piccolissimo al violino, strumento
che abbandonerà per poi riprendere in seguito in alcuni periodi tra
elementari e medie, ma senza avere mai intenti troppo seri. Sta di
fatto che la sua prima esibizione dal vivo la fece proprio suonando
il violino. Negli anni delle medie ascolta, influenzato da un
compagno di classe, molta musica di Fabrizio De Andrè, ma l'incontro
musicale determinate avverrà più tardi, tra la terza media e la
prima superiore, quando a bordo della macchina di famiglia arriva un
cd contenenti i maggiori successi di Elvis Presley. Da quel momento
la passione per il genere aumenta sempre di più fino alla scoperta
dei più grandi della musica, soprattutto nel genere del rock.
Ovviamente ascoltare non basta, si deve anche suonare! Da autodidatta
impara a suonare chitarra, pianoforte ed ukulele, dall'età di 15
anni si dedica allo studio del canto con impostazione classica ed
inoltre, a partire dallo stesso periodo, inizia anche a comporre,
affiancato specialmente dal padre, coautore di tutti i suoi brani.
Dal 2015 inizia ad esibirsi dal vivo, riunendo intorno a se una band
a partire dall'anno 2017. Il nome d'arte Horus deriva da un episodio
singolare: suo nonno materno infatti, appassionato di antico Egitto,
offrì un ingente somma in denaro affinché il pargolo venisse
chiamato Horus anzi che Riccardo. Evidentemente le cose non sono
andate così, ma in un modo o nell'altro Horus sarebbe stato
presente! E' proprio con questo nome, Horus Black, che nel 2018 viene
pubblicato il suo primo album.
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